martedì 15 maggio 2012

Por los afectionados

Il bene di questo mio viaggio è primariamente uno: non ho internet. Il che significa che non posso connettermi ogni dieci secondi, né passare le nottate al computer. Considerando come passo le giornate non ne avrei comunque modo, ma ciò significa due cose: la prima è ovviamente che forse in questo modo la New Start riabiliterà anche me, guarendomi dal mio primordiale istinto hikikomori; la seconda, che non posso darvi quella miriade di informazioni che i miei affezionatissimi mi chiedono, visto che mi connetto al massimo un'oretta al giorno. Perciò inizierò una nuova saga cultural-demenziale da cui potrete attingere tutte le informazioni più succulente. C'est à dire..



- “Le cronache di Nipponia” -

            terzo giorno

      (domenica 15 aprile)



In primo luogo ho sonno, molto sonno. Sarà la stanchezza di due giorni di viaggio, sarà il jet lag, sarà che finora mi hanno “scugnato”, come dicono da queste parti, ma sono distrutta. Sono partita mercoledì da Potenza, giovedì alle 4.30 ero già in piedi e da allora ho rivisto il letto venerdì alle 22. Roma-Londra, tre ore e mezza a Londra, poi Londra-Tōkyō senza chiudere occhio per dieci ore, chiudere occhio per due e venire svegliata ogni dieci minuti, visti ben tre film (viva viva la videoteca della British Airways), nell'ordine Happy Feet 2, Tangled (Rapunzel per gli italici) e Footlose, infine giunta a Narita. Esco, nessuno mi viene incontro. Niente cartelli, niente visi amici. Finché quattro simpatici individui mi “riconoscono” e mi caricano. Quattro ragazzi del centro e quando dico del centro non intendo dello staff. Infatti ci siamo persi a Narita ed abbiamo girato una mezzoretta prima di trovare la macchina. Li descrivo brevemente. Uno non ha detto una parola per tutto il tempo. L'altro ha riso tutto il tempo. Gli altri due sono la coppia più bella che abbia mai visto e già miei cari amici. Uno, Nobu, 19 anni, piccolino, taglio classico, occhiali e spesso mascherina, lieve difetto di pronuncia, una sorta di tseppola, voce gentile e occhi buoni. L'altro, da me subito denominato Boss-san, alto, massiccio, capelli arancioni, pantaloni larghi messi male, felpa buttata sulle spalle, andatura larga, molto larga. Sono sempre insieme ed io non so perché. Sono una sorta di sgangherato yin e yang. Li adoro, lo giuro. Arrivata al centro, conosco alcune persone dello staff, che mi sembrano meno dello staff degli altri. Mi spiegano un po' di cose, mi bloccano già per il pomeriggio, io nel frattempo ho molto sonno, vado in camera e inizia lo sconforto. Ma non demordo. Vado a mangiare a mensa e poi ho l'appuntamento al centro con due simpatiche vecchiette, la mia coinquilina, che fa parte dello staff e porta costantemente la mascherina, anche lei e anche a casa, ed altri due ragazzi. Abbiamo giocato a carte con delle carte enormi (per la precisione “a ciuccio”, a “trova la coppia” ed al “gioco del cinque” che qui è il “gioco del sette”). Poi una pausa tè con salatini e poi ancora giochi movimentati come passarsi il palloncino fino a cento, passarselo dicendo parole con la a (che sembra facile, ma provate in giapponese) e passarselo iniziando la parola con la finale della parola dell'altro. Poi abbiamo fatto le pulizie e pooooooi ho potuto vagare un po' per fatti miei. Sono quindi andata al minimarket aperto 24/24h, sono tornata a casa e ho lavato la mia stanza e il bagno, così, per simpatia, poi ho sistemato un po' le mie cose, ho fatto la doccia, ma mi sono accorta dopo aver lavato i capelli che il mio adattatore non andava bene per quella presa, così, con i capelli bagnati, sono andata al centro dove c'è internet. Sono ritornata a casa e morta mi sono infilata in un letto che, se è vero che mi farà tornare in Italia con la schiena dritta come una modella, per ora mi sta riempiendo di lividi e d'artrosi. Sabato mattina mi sono alzata in tempo per andare a lavorare cinque ore filate in panetteria dove saranno entrati, con molta fatica, 3 clienti. Alle quattro è arrivata la ragazza che mi farà un'oretta di “lezione” ogni sabato tranne il terzo del mese e poi ho continuato a chiacchierare con un ragazzo gentilissimo che lavorava con me. Alla fine, prima di pulire, ognuno di noi ha scelto qualcosa tra ciò che era rimasto per la colazione del giorno dopo, poi abbiamo preparato due cestini con tutto il resto, abbiamo pulito e abbiamo portato i cestini al “nabekai”, ovvero una cena che si fa tre volte a settimana in cui chiunque aveva voglia di parlarmi mentre la mia testa esplodeva. Devo dire, però, che sono tutti così carini, espansivi e dolci che mi è venuta anche voglia di fare le pulizie quindi ho anche aiutato un po', sono andata al centro computer, dove ormai terminano le mie serate, e sono tornata a casa, morta. Alle dieci ero nel letto. Stamattina, all'una più o meno, sento la mia coinquilina che mi chiama da dietro la porta e mi dice che un certo tipo mi vuole parlare. Avendo sentito 27 nomi in due giorni mi sono vagamente spaventata, mi sono lavata di corsa e sono scesa. Era Boss-san che mi fa “andiamo ad Akihabara!!” ed io, con mia grande sorpresa, “subito!!! dammi quindici minuti per prepararmi!!”, quindi sono salita di nuovo, ho rifatto la doccia, sono riscesa e io, Boss (che per inciso si chiama Kuri o Kiri, non mi entra in testa) e Nobu siamo allegramente andati ad Akihabara. Che trio, che ve lo dico a fare. Dopo sei ore in giro, morta, letteralmente morta, sono tornata a casa, comprato l'adattatore ho messo qualsiasi cosa a caricare e sono andata al centro per sentire i miei. Alle dieci e mezza ero a casa. Il tempo di un chocominto con la mia coinquilina guardando un programma domenicale in cui gli Smap si truccavano da donna e ho fatto doccia e capelli. Ora, come capirete, sono morta. Del tutto. E domani posso dormire? No! Perché anche se non lavoro domani mattina arriva Claudia (tu la conosci?) ed io vado a prenderla a Narita con gli altri, alle simpatiche nove e mezza. Poi nel pomeriggio vado a Shibuya e dovrei vedere Diego. Giovedì andrò a casa di un hikikomori per cercare di convincerlo a venire al centro e ricominciare una vita normale. Se io posso essere felice senza internet, anche lui può farcela.



Cose che dovrei smettere di fare: mangiare. Non solo i chocominto della sera che sono la delizia più deliziosa tornati stanchi a casa, ma tutto il resto. Non faccio che mangiare. L'onigiri tonno e maionese, ad esempio. Oggi di fila un pizzaman e un nikuman. Ieri mattina una tasca di pane bianco sigillata ai bordi con dentro burro d'arachidi. Schifezze e ancora schifezze. Domani, finalmente, saranno gyoza e bukkake udon di Shibuya e infine ci saranno i takoyaki di Tsukiji. Quanto mi piace, il Giappone. Per quanto sono stanca, posso dirmi davvero felice. Ho staccato tutto ed ho trovato tutto, nuovo e diverso. E dove nessuno mi conosce posso essere come voglio senza confini. Mi trovo molto diversa anch'io. Natassja giustamente dice “amici, tu? Subito?” ed è assolutamente vero. Sarà che qui non sono i soliti giapponesi. Sono più semplici, meno cerimoniosi, più sorridenti, più osservatori. E quando serve, ti lasciano in pace. Ti apprezzano per qualsiasi cosa e ti studiano, poi ti cercano con immediatezza. Mi piace tanto, qui. E' pacifico. Dolce. Sto molto meglio che la prima volta. Non ho una nippofamiglia che mi controlla, mi inquadra e mi vuole parlare ad orari per forza. Non ho un fidanzato che mi manca più dell'aria e necessità di stare incollata ad uno schermo per ore. Non ho un luogo in cui tornare di corsa, posso staccarmi da un mondo noto per un po' senza perdere niente. Non ho paura, per niente. Perché qui posso stare in silenzio, posso mangiare quando mi va cosa mi va, posso andare dove mi va quando mi va, ci sono tante persone che già conoscono il mio nome e le mie battute stupide, e le apprezzano!!!, posso sbagliare a parlare perché qui non frega niente a nessuno, continueranno a chiedermi di uscire e sorridermi ed invitarmi al nabekai, qui conta quello che fai e come lo fai e soprattutto quanto sorridi. Vivo una vita più semplice in un posto straordinario, è come un eremitaggio nel paese delle meraviglie. Perciò non vi preoccupate, io sto bene. Credo solo che tornerò di 300 kg. Oddio, considerando che due giorni a settimana lavoro cinque ore senza pause ed altri due otto ore senza pause, forse riuscirò a bilanciare. Di sicuro tornerò con la schiena dritta e non solo grazie al futon.

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