mercoledì 29 maggio 2013

Il gatto sotto l`altalena

Il Giappone e`un Paese dove puoi decidere determinate cose: e`mezzanotte e mezza e ti infili il tuo ex-pantalone del pigiama, la maglietta che usavi a lavoro fino a qualche mese fa, le scarpette e una borsetta Etro`da piu`di 200 euro ed esci.Vai prima a imbucare una lettera e poi al parco, uno dei tipici parchetti con giostrine per bambini, sabbia e affini che trovi ogni trenta case, e inizi a sgranchirti. C`e`silenzio, e`l`una, un vento leggero fa rotolare qualche lattina. E c`e`un gatto sotto l`altalena. Sembra una sfinge, ti guarda in silenzio, gira la testa, sbadiglia, poi ti riguarda fare esercizi con lo sguardo di chi affronta l`eternita`di un`imbecille e torna alla sua energica immobilita`oziosa, piena, vera. E`l`una di notte e c`e`un gatto sotto l`altalena.

Le cronache di una silenziosa Nipponia
Ormai giovedi`30 maggio

Nel silenzio mi sono sgranchita a serie di 100 per un quarto d`ora. Le gambe, le braccia e la schiena. Non c`e`cosa che non facesse trac-trac-trac e non tirasse da morire. Ero tesa, ma non avevo paura. Siamo a Nipponia. Nessuno stupra una gaijin grassa col pigiama e la maglia del lavoro all`una di notte in un parco. Almeno, non se un gatto-sfinge e`sotto l`altalena. E`il nipponese piu`elegante che abbia mai visto. Chissa`se i gatti, veri signori e padroni di Nipponia, si considerano nipponesi o sono talmente alienanti da desiderare solo la dedizione dell`alienata Nipponia. Perche`Nipponia ti aliena, ormai devo prenderne atto. Ti aliena quando sei sola nella tua stanza di un paio di tatami, quando ti stringi con un centinaio di gente stanca quanto, se non piu`di, te, quando ti immergi in folle di nulla mentre qualcuno forse cerca di stringersi a te pur di toccare qualcuno che sia uno, uno e solo. E tanti altri soli mila quanto lui. 

Io esco alle 10.30 circa al mattino. Cerco di prendere la metro delle 10.43 perche`se la perdo devo prendere quella delle 10.52 che mi fa prendere la coincidenza delle 11.15 e arrivare all`ultima fermata alle 11.28. Troppo tardi, perche`arrivo a lavoro alle 11.33. Poi devo lasciare giu`la borsa e salvo intoppi correre a timbrare il cartellino. A volte addirittura alle 11.38. Troppo tardi. Mai troppo tardi pero`quando esco, dopo quelle che dovrebbero essere 8 ore e non lo sono mai e dopo infiniti minuti dopo le 20.00 senza ritegno, prima di arrivare a casa dopo ancora un`ora, perche`c`e`la bici e la spesa e delle soste e delle pause. A volte arrivo a casa alle undici e non so nemmeno come ho fatto. A quel punto devo preparami la cena, se mi va, fare qualche lavatrice, passare infiniterrimi minuti al pc per rimettermi al mondo e rimettere il mondo a me e ancora forse, per l`una e mezza, se siamo fortunati, andare a dormire, sperando di riuscirci. Finalmente ho detto mezza, senza minuti. Senza cifre costanti. Quelle di quando chiedi che ore sono e a che ora vedervi e fra quanto arrivi e quanto ci vuole perche`questa o quella cosa sia pronta e quanto dista a piedi quel posto. Quelle che ti entrano dentro senza che tu te ne accorga e che ti fanno dire che oggi e`giovedi`. Perche`e`l`1.54, quindi non e`piu`un alienante mercoledi`. Oggi e`un alienante giovedi`gia`fatto e finito. 

Percio`stanotte ho staccato tutto e sono andata a scricchiolare nel parco nel Paese di fantasia (no, smettetela, Nipponia e`un`inesistente Matrix gialla e poliedrica senza facce, non mi convincerete del contrario, perche`lo so gia`) in cui puoi uscire senza pieta`e senza regole a qualsiasi ora del giorno e della notte. E ci sara` sempre qualcuno o qualcosa, ci sara`sempre un qualchdove in cui andare ad alienarsi insieme agli altri, un conbini in cui andare a cercare la nostalgia del contatto umano attraverso uno sguardo annoiato e qualche aisatsu coi cassieri. Solo per ricordarvi quanto siete soli al mondo. 

A fronte di questo, Nipponia e`il paese in cui una settimana e mezzo fa ho portato il mikoshi al Sanja matsuri. Immotivate le mie paure di essere uccisa dagli yakuza, ma quante foto, signori, quanta meraviglia, quanto caldo, quanto enorme il livido sulla spalla destra e quanta soddisfazione di quella famiglia che mi ha accolto come sua gaijin di fiducia. Quanta poca alienazione, in delle belle persone normali. Tutto sta ad incontrarle e il gioco e fatto. 

E alle due e qualcosa tocca mettersi a letto che domani a Nipponia e`un altro giorno e presto, nelle sue cronache immotivate, ci sara`la nota sul Sanja matsuri. Prima o poi, si spera. 

giovedì 23 maggio 2013

Un James Dean giallo *ma i giapponesi, sono veramente gialli?*



Perche`voi non l`avete mai visto qui, contro il muro di casa..quando si poggia di fronte al lavello, in quello spazio stretto, a piedi e petto nudi, solo i jeans addosso, bianco, chiaro come la notte, e si poggia a quel muro con la frangia sugli occhi come esistessero solo lui, quella sigaretta da accendere e chi lo sta guardando..perche`non se ne accorge ma lo sa, che qualcuno a guardarlo c`e`, c`e`sempre..la accende, posa la testa al muro e fuma, a volte si gira a guardare me stesa sul futon che lo osservo incantata e mi da`un`occhiata da brivido con un mezzo sorriso sicuro, continua in quel suo incantevole processo di mascolinita`scrollando la cenere nel lavabo e io non mi riesco nemmeno ad innervosire perche`i miei feromoni stanno ballando il tuca tuca con le mie terminazioni nervose..poi finisce, sempre, con disinvoltura, sapendo che il mondo tutto lo stava aspettando per ricominciare a muoversi e mi guarda dicendo solo con la lieve inclinazione di quel sorriso ferocemente osceno `be`,siamo ancora qui`..tipo che lo amo cosi`, il mio James Dean nipponico..e`una condanna a vita.

Solo questo..