sabato 8 novembre 2014

Le cronache di Haaaaroooooouiiiiiin

Halloween nel mondo e` la travisata ex-festa celtica di ricongiungimento col mondo dei morti in occasione della celebrazzzzzzzzzzzzzzzzz.

Lo sappiamo.

Ma a Nipponia, ove tutto cio` che di demenzializzabile regna, l`upgrade e` devastante. 


 

 Il presupposto fondamentale alla mia fine disquisizione e` il seguente:

E` ingiusto inzuccare tutto da meta` ottobre. E` insano, irreale e stucchevole. Ma poi perche`? Kabocha (zucca), kabocha ovunque, e i nipponesi non sanno nemmeno perche`!!! Anche i piu` sani!!!

Perche` per Halloween diventa tutto al sapore di zucca?

Non lo so!

E certo, perche` poi il giorno di Halloween non si trova una zucca intagliata nemmeno a pagarla in free ticket per due giorni da Obika, ma sgualdrine si`, carnevalate e sgualdrine quante ne vuoi.

Kabocha-latte da Starbucks, kabocha pocky-mochi-daifuku qualsiasi cosa nei konbini, pasta alla zucca come se non ci fosse un domani, kabocha pan nelle panetterie, kabocha tarto nelle pasticcerie. E che palle. Da Ottobre!

Poi, pero`, fortunatamente, il 31 ottobre arriva. Sfortunatamente quest`anno in Giappone dal 1 al 3 e`stato ponte lungo, quindi si`, abbiamo avuto 4 giorni di Halloween.

Ovviamente, i festeggiamenti iniziano sporadici gia` da meta` novembre, con varie festicciuole sparse nei weekend disponibili, ma il 31, a Shibuya, e` stato Sparta - Atene zero a zero. Lotta senza pari alla demenza.

Dalle 18 circa, la circolazione pedonale e` stata seriamente minata dal fiorire di Mario e Minnie e infermiere porno-soft e diavolette hardcore e Lilo e Stich e Rilakkuma e qualsiasi tipo di soffice personaggio dei cartoni pornizzabile.

Il delirio. Il Donki di Shibuya e` stato devastato, mentre gli unici segni di Halloween si sono riscontrati nei volti trasfigurati dall`orrore dei commessi tra un costume da cup ramen e uno da sexy scarafaggio.

                        

E poi il party di Halloween. Quello e` veramente il coronamento del trash. Se sei uomo e muscolato, il petto nudo oliato sotto un mezzo telo da imperatore greco-romano e` d`obbligo. O puoi rimediare il premio simpatia con un costume completamente inadeguato e fondamentalmente ridicolo.

Primo premio a pari merito a quei due travestiti rispettivamente da bara e da stele funeraria buddista con tanto di scritta Namu Amida Butsu. Tanta stima. 



  




Non illudiamoci, la festa di Halloween non la capisce nessuno. In Italia a parte lo pseudo-intellettual-chic che snocciola la roba celtica con la sublimazione delle paure attraverso la loro personificazione e bla e bla e blabblabbbla sentiamo Halloween con la stessa forza emotiva del 15 d`agosto. Un giorno come un altro per fare festa. 

In particolare, la versione horror del carnevale e` un fortissimo momento di selezione naturale tra la bagascianita` freddolosa e quella resistente alle avversita`.

Ma le giapponesi, signori mie, hanno una resistenza al freddo che non immaginate. Nude, completamente, il 1 novembre.

Direttamente proporzionale alla loro inadeguatezza, oserei dire.

Comunque, dal 4 novembre, lo Sky Tree e` rosso e bianco o verde con i pallini colorati, nei konbini si puo` prenotare la classica torta di Natale PANNA E FRAGOLE e i primi frutti di stagione, le fragole per l`appunto, si possono acquistare a prezzi accettabili per qualsiasi mercante giudaico.

Anche io sono stata invitata ad una festa di Natale quest`anno. Sabato 20 Dicembre.

It`s Christmas!!!

martedì 4 novembre 2014

Le cronache offline – almeno fino al 27

2014.10.19 


Il 27 ci portano, dopo una lunga ed estenuante contrattazione, internet a casa illimitato e la svolta epocale modifichera` per sempre le nostre esistenze (la mia e la vostra, senza scampo!). 

Festeggiamo con questa nota l`arrivo del visto (ormai risalente ad una settimana fa, ma comunque) e dunque l`inizio del terzo anno di Nipponia. Che questo sia quello decisivo.

Il contratto di cui prima si firmo` e le condizioni di legalita` si posero, quindi piu` tempo libero forzatamente e malvistamente preso significa momenti vuoti! L`ineffabile sensazione del tempo morto!!!! E mi sono spiegata tante cose.

I giapponesi scalano, esplorano, sommergono, snowbordano, onsennano, fanno 200 km per andare a mangiare in quel ristorante della tv, giocano a calcio, a softball, a handball, a golf, madonna quanto golf, vanno a eventi di ogni tipo, vernissage, entourage, menage, garage, non si danno pace, cinema, teatro, concerti, non ci deve essere un`ora di buco!

Io, nella mia bradipica condizione d`italiana, dopo aver lavorato venti ore al giorno per una settimana intera, il sabato e la domenica assumevo la mia posizione fetale da combattimento e attendevo lo scorrere delle ore diurne per rivedere l`aria tiepida della notte e andare a fare la spesa.

Ora che cerco di limitare il mio operato alle dieci ore al giorno e che la dieta mi impedisce di fare della cenetta fuori l`evento di massimo gaudio, li capisco!! Se dormi almeno sei ore la sera, il weekend e` un momento di disturbo eterno in mancanza di attivita`!!! Devi uscire, o l`asfissia della monotonia relazionale nipponese puo` seriamente ucciderti!!!!

Il punto e`...con chi?

Mi sono dunque finalmente guardata dentro nello specchio delle mie conoscenze e mi sono resa conto di conoscere una moltitudine di persone e non avere amici. Amici all`italiana. Quelli che li chiami il giorno stesso e gli dici `oh ma stasera che fai?`. Perche` qui non esiste, lo `stasera che fai`. L`appuntamento e` stabilito mesi prima o con un minimo preavviso di due-tre giorni. Confermato per tempo e schedulato per bene, con tanto di mappa del luogo d`incontro. Prenotato, il locale, mi sembra ovvio.

E soprattutto, non si telefonano. Nemmeno gli italiani. Per la qui presente campionessa nazionale di pratiche di vita quotidiana a cornetta agonistica, ricordando il record di otto ore consecutive a telefono con una ancora acerba Silvietta, e` una tragedia. La semplicita` dell`attimo, la velocita` del vieni a casa, IL CAFFE`!!!!! E che sono a fare italiana con tanto di macchinetta se nessuno si viene a prendere un caffe` a casa????

In questo, mi dispiace, ma l`Italia e` davvero maestra. Maestra delle relazioni semplici, maestra del racconto, della convivialita` (che poi sfocia in tradimento e asfissia, molto spesso, ma comunque..), dell`attimo..ma come si puo` rinunciare all`attimo, all`incontro, a quell`istante di improvvisazione che rende la vita quello che e`?

Lo ammetto, questo un po` mi abbatte. Un po` perche` sono un po` scegliarella e non mi piace stare con chiunque pur di uscire, non mi e` mai piaciuto e preferiro` sempre starmene a casa con un bel film che andare ad un evento o ad una cena o qualsiasi cosa pur di non stare sola. Perche` chi non e` solo con se stesso ha il mondo in mano. Un po` perche` sono vagamente pigra e tendo a restamene piacevolmente da sola piuttosto che andare a sbattere di muso contro conversazioni predeterminate e ricercate al fine di chiudere palesemente la porta in faccia alla propria solitudine. Solitudine da metropoli preordinate.

Con questo non voglio dire che sono sola. E anzi, la poca apertura e la superficialita` diffusa delle relazioni mi permette di stimare ancora di piu` quelli che evidentemente ti hanno a cuore e sono veri amici. Quelli che ti chiedono `mi testi questo prodotto per lunedi`?` e che ti riscrivono il curriculum in giapponese in un pomeriggio. Quella, in realta`, che e` una delle mie migliori amiche in Giappone. E non per niente e` cresciuta in America.

Pero` quando pubblico un qualsiasi elemento sul mio facebook nipponese mi stupisco sempre di una cosa. Sui venti mi piace di base che scattano sempre, 15 di questi sono di persone che di me non sanno veramente niente. Mi hanno conosciuto in ambito lavorativo, non sanno nemmeno quale sia il mio background e un po` mi trattano piu` come una figura o un personaggio che come una persona. Insomma, sono una figurina.

Ed e` per gli altri cinque che vado avanti, sempre.

Il mio consiglio: sto usando Tinder, a periodi. Non e` una chat di incontri, ma state attenti, soprattutto le signorine, perche` molti lo intendono cosi`. Tant`e` che le ragazze nei profili scrivono spesso `no hookups` e vi consiglio di scrivere qualcosa del genere. A meno che non li cerchiate. Ci sono molti stranieri quindi si puo` fare amicizia e conoscere gente interessante, che poi ti presenta qualcuno di interessante e magari alla fine qualche amico lo trovi.

L`importante e` muoversi e uscire di casa, perche` fin li` non ti ci verra` mai a trovare nessuno, italiani compresi.

Ma d`altronde e` nelle avversita`, il fiore, ecc.

E` domenica e devo assolutamente uscire. Mi sa che vado a fare la spesa.

Le cronache offline - cronache d`autocensura

22.8.2014

Dicono tutti che vivere in Giappone e` facile o difficile. Nessuno dice mai perche`. A me hanno chiesto (e chiedono tuttora) sempre “ma riesci a mangiare le cose loro?”. Come se i giapponesi fossero una tribu` twarkika dell`Africa centrale e mangiassero solo cosce di stercorario al gratin. 

Due anni fa, o su di li`, ho preso il fagotto di piu` di 20 kg con i migliori auguri di Aeroflot e mi sono imbarcata. Ho visto la Russia, ho visto il freddo, ho visto la New Start, ho visto Aprile e ho visto Kazu. Ho scritto fin troppe cronache alla New Start da pensare di averle scritte solo li` e aver vissuto troppo poco per avere l`impellenza di rinunciare a due ore di sonno per scrivere di piu` in seguito. Uno dei miei propositi per il mio terzo anno e` quello di scrivere di piu` e con piu`utilita`, non me ne voglia Marco Togni.

Poi, ho visto tante cose. Chiamiamole cosi`.

Quando quel giorno lei mi disse vieni al xxxx Caffe` non avevo la minima idea del vortice che si fosse innescato. Non pensavo avrei cosi` appassionatamente amato un locale e un brand, non pensavo avrei mai tanto bramosamente desiderato una Giulietta sportiva con gli interni in pelle e non credevo ben due inshokugaisha si sarebbero alternate nella conduzione del locale mentre io sarei rimasta. Ho amato il xxxx Caffe` piu` del possibile per due lunghi anni e non riesco ancora a disinnamorarmene. Mi ha visto piangere, amare, fumare, bere, lavorare per 30 ore di fila, ci ho mangiato (piu` e piu` e piu` volte e con una molteplicita` di cuochi diversi), dormito su due stili di arredamento diversi e ho pulito dal pavimento alle pareti al piu` piccolo degli anfratti con tutto l`amore e la riconoscenza che avevo.

Ho lavorato al xxxx Caffe` per otto lunghi mesi. Ho scoperto quanto un giapponese medio possa amare l`Italia senza conoscerla davvero con un misto di tenerezza e desiderio senza pari. Forse come io amavo il Giappone da quattordicenne scema, senza sapere nemmeno cosa fosse lo Shikoku. Ho iniziato a toccare con mano la piu`pura e ingannevole sensazione di oseji e imparato a disprezzarla in ogni piu` subdola sfumatura. Ho desiderato fuggire da tutto cio` che avevo intorno, tranne che da quelle mure bianche immacolate e un po` decrepite, come fossero stanche di tante grida sommesse e tanti sporchi sussurrii.

E poi, un giorno, il mio datore di lavoro si rivela per quello che e` ed io da responsabile dell`Antenna Shop hop, un salto, e mi ritrovo ad essere responsabile, del xxxx Caffe`. Si apre il regno del marketing, degli eventi, delle personalita` e degli item. E non c`e` piu` niente che sia uguale a prima, tranne il Giappone e l`ipocrisia giudaica.

Due anni cosi` lunghi da non sembrare affatto trascorsi. Quest`estate, sono tornata a casa.

Mi ha colpito l`aria, perche` profumava di aria. Mi ha colpito il tipo al controllo dei passaporti, perche` dopo averlo guardato di sfuggita mi ha sorriso e mi ha detto “che c`e`? hai una faccia..” ed alla mia risposta “eh, dopo 12 ore di viaggio, 4 di scalo e altre 6..” ha ribattuto “e pensa se era il contrario, 4 di viaggio e 12 di scalo..”. Ho pensato aaaahhhhh, l`Italia. E sono stata felice.

Poi mi ha colpito quanto mi rendesse nervosa perdere le coincidenze e spendere 10 euro in piu` perche` se lo schermo indicava che il ritiro bagagli sarebbe stato dalle 13.30 alle 13.40 e` iniziato alle 13.46. E anche li`, meno felice, ho pensato aaaahhhhhh, l`Italia!

E mi ha colpito il tassista che vedendomi con i valigioni mi ha chiesto 70 euro per Fiumicino – Termini, quando io, anche di notte, ho speso spesso non piu` di 35 euro. Tutta pura Italianita`.

Ma tornare significa tornarsi e le montagne, a mia insaputa, erano ancora tutte verdi, gialle e blu. Potete non crederci, ma le mie montagne sono anche blu. O forse lo sono nei miei occhi innamorati, nel riflesso giallo del grano, nel profumo del paese sempre fermo, sempre uguale. Cosa che sia non so spiegarlo, ma sono di un blu piangente da sembrare solo liquida meraviglia.

Ho capito di essere stata in Giappone gia` nel treno, quando una ragazza di Policoro, con gli stivali rigorosamente sul sedile, ha rigorosamente desiderato informare tutto l`intercity Roma-Potenza delle sue avventure londinesi e dei Levi`s da capogiro che aveva comprato e di come avesse baciato il suo proprietario di casa ma non perche` le piacesse, ma perche` era ubriaca e alla fine era soltanto il custode e chissa` cos`altro.

E ora mentre scrivo un falco ondeggia su mio padre che scuote la terra con un rastrello. Un falco un po` piu` piccolo e maestoso di quelli di Kamakura.

Pensavo che avrei sfrenato tutte le mie inibite inibizioni, bevuto piu` Aperol di quanto potessi desiderare e passato le nottate ad intonare canti (ma perche`?), invece il piu` delle volte ho dormito, morta alle 23. E non sono uscita per le strade del paese festosa a salutare questo e quell`altro, ma ho soppesato ogni abbraccio. Le lacrime delle mie nonne, le risate dei miei cugini piu` piccoli. I visi felici per i regalini ma ancora piu`strette le braccia intorno a me per giocare. E sentirmi chiamare con cosi` tanto amore da vocine sottili che mi chiamavano come si deve, “Alessandra!”. E a Simone abbuoniamo il piu` dolce degli “Aeee”.

Non sono andata in giro per il paese a salutare, anche perche` ho sentito, forse per soggezione, fin troppi sguardi indagatori senza alcun pudore, fin quasi negli occhi a dirmi “tu chi sei? Perche` sei qui? Che vuoi? Come ti vesti?”. Come prima, in realta`. E ho iniziato ad evitare gli sguardi guardando fisso davanti a me e forse piu` di qualcuno che volevo realmente salutare in festa non l`ho nemmeno notato.

Ma chi ha voluto, e` venuto alle mie spalle a “tozzolarmi” per salutarmi, senza alcuna paesana e pseudo-nobiliare attesa. Con semplicita`, solo un “ciao, come stai, ti trovo bene...grazie per quella volta!”. Si`, e` questo che porto indietro. Ci entra, in valigia. E in quella a mano infilo gli abbracci caldi di chi non e` uscito con me fino al giorno prima di partire, ma e` cresciuto in quella piazzetta o davanti alla caffetteria con me, ha condiviso qualche notte di risate ciuote e stima e affetto di quelli semplici, solo perche` di fronte hai una persona buona. Abbracci di chi non si aspettava di vedermi perche` non l`avevo chiamato, ma che mi ha stretto le mani con gli occhi felici. Quello che conta.

Soprattutto, l`amore che non mi aspettavo. Quello di chi e` venuto da me. Dall`Irlanda, da Chiaromonte, da Napoli. Quello di chi ha litigato con le proprie, di amicizie, di chi ha superato tabu` e di chi ha smontato una tenda ed affrontato due viaggi per passare un`ora con me e farmi accarezzare un pancione e un pancino. A queste tre persone piu` di tutte un amore riconoscente piu` dell`acqua fresca.

Ho bisogno adesso di pensare a questo prima di tornare. Per aver la forza di ricordarmi chi ho ricordato di essere.

Perche` vivere in Giappone non e` facile. Soprattutto se hai a che fare con gli stranieri.

Non importa quanto io abbia lavorato notte e giorno, non importa quale straordinario o compito di supporto emotivo non contemplabili da alcun contratto io mi sia accollata, non importa quanto io abbia amato fino all`esasperazione amara tutto cio` che ho fatto, passando i pochi giorni di riposo a dormire e vedere film o ad inseguire un amore acerbo e inarrestabile, come non importa che al 15 d`agosto, in vacanza e festivo in Italia quanto in Giappone, io abbia consegnato piu`di 50 pagine di after report, o che abbia continuato a lavorare e coordinare il necessario per non trovarmi incasinata al ritorno, quando qualcuno e` sporco dentro, cerchera` sempre di mettertela a quel posto. Deve essere la datoredilavorite o qualche infezione del genere, non ci sono spiegazioni.

Ma se li` mi sarei disperata nel panico, l`Italia mi ha ricordato una cosa fondamentale. Se in un`altra vita Yamato mi ha dato natali che mi hanno di forza riportata in una casa mai dimenticata, in questa vita io sono italiana. Sono nata italiana e peggio ancora sono cresciuta Rosa e pignolese. E se c`e` una cosa che mi premurero` sempre di insegnare al prossimo e` che non si ruba a casa dei ladri.

Percio`, il contratto che mi e` stato garantito e promesso si firmera`, questo e` certo. E le condizioni aggiuntive venute fuori dal nulla a danneggiarmi all`accenno di un tentativo di illegalita` da me negato, quelle si discuteranno a lungo, con tutti gli organi competenti necessari.

Perche` non e` vero che in Giappone non ci siano leggi che non tutelino i lavoratori, ne` sindacati, ne` 8 ore lavorative con straordinari pagati e quant`altro, solo non ci sono giapponesi che vi si appellino. Perche` la loro ignavia emotiva non gli ha insegnato il nobile concetto del diritto del lavoratore e quello ancora piu` nobile della sua dignita`. Se in Italia la crisi lo sta cancellando, forse sarebbe ora di divulgarlo anche in Sol Levante, dove pare non sia ancora arrivato.

Perche` non mi stanchero` mai di dirlo: il fine ultimo del vivere e` la felicita`.