Penso di aver scritto nella mia mente un’infinità di cronache
di Nipponia in questi mesi, ma ero troppo impegnata a viverle per trascriverle
e riviverle. Nel frattempo la mia vita ha subito una rivoluzione di 360°che mi
ha portato al punto di prima ma risvoltata e le cronache stesse hanno
continuato a cambiare. Ora sono osservazioni, critiche, discussioni
linguistiche, stupidate, momenti, persone, opacità sociali. Ho intenzione di
ricominciare dopo quel breve preludio, considerato che fino alla fine del 2013
ne avrò tutto il tempo. Mi piacerebbe che qualcuno mi facesse domande, mi
piacerebbe rispondere, mi piacerebbe poter dire al Giappone in italiano cos’è
il Giappone. Per un giapponese e per un italiano. Anche perché quando parlo non
mi ascoltano davvero, sono troppo permalosi. Forse la parola scritta come
ferita perenne può essere guardata e rivista e scossa e portare ad un piacere
sconosciuto. E’ la scrittura, una delle poche cose che mi piace davvero fare,
dopo la lettura e i baci. Perciò comincerò presto, partendo da tutto ciò che è
successo. Piano e con dovizia di particolari insignificanti.
E’ una minaccia.
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