lunedì 18 giugno 2012

Le cronache di Smielonia

- "Le cronache di Nipponia" -
   sessantasettesimo giorno
      (sabato 16 giugno)

Oggi ho una penna prediletta. Forse dovrei smetterla di rubare penne all`Engawa per qualche giorno, servirmi della loro ispirazione e riportarle, ma piove, non ci posso fare niente. Sono indietro di mille e piu`cronache di Nipponia, ma ero impegnata a vivere le future. Sono andata in kayak sull`Edogawa, all`acquario di Ikebukuro, a Kamakura e Yokohama, ho litigato a profusione con la mia futago tamashi nipponica, ho seriamente considerato l`idea di tornare in Italia solo per pestare a sangue l`ultima snervante esponente del giappominchiesimo avanzato, ho cercato lavoro andando in una caffetteria per ritrovarmi nell`upper east side di Tokyo. Quante cose ho fatto? E perche`? E perche`non ne sapete niente? Non lo so. Ora l`elemento nefasto del mio cuore si e`palesato e siccome siamo arrabbiati ci sentiamo ma non ci parliamo. E lui sta male perche`non gli parlo. In realta`anch`io, pero`se lo merita.

Ecco, ad esempio, un salto temporale esplicativo. Sono le 4 di notte e ora la penna e`nera. La penna rossa era la penna delle 14. Abbiamo finto di non litigare (lui) litigando (io) dietro al bancone. Ci hanno pure tranquillamente sgridati. Mi sono ubriacata col vino da cucina per il curry (strano, non avevo ne`dormito ne`mangiato) annebbiando cosi`i miei ricordi delle successive 3 ore. Due mesi di adorazione della folla sputtanati in due secondi. Non contenti, non riappacificati ma piu`calmi, siamo andati a coinvolgere il povero Sho, poi abbiamo portato scompiglio al centro computer ed infine abbiamo ben pensato di continuare la baruffa a casa di Sho, dove ad un certo punto ci siamo messi schiena contro schiena ad urlarci cose davanti al nostro povero amico che non solo e`innamorato di me e viene costantemente rifiutato ma deve pure trovarsi in casa questi due matti. E dopo la mia quasi uscita di scena con frase ad effetto lui mi raggiunge nel nostro patetico meraviglioso pathos fermandomi con un abbraccio alle spalle dicendomi "non andare". E siamo spariti alla vista del sempre piu`misero Sho fermandoci ad entrare sempre piu`l`uno nell`anima dell`altro fuori dalla sua porta. E poi la pioggia e quando siamo siamo usciti di casa "ti accompagno fino a li`" e sosta di felicita`e "ancora un pezzo" e secondo pit stop e abbracciarsi per ore ed ore e fargli bene con le tue frasi ad effetto, vedergli quegli occhi profondi come pozze di sole scuro spalancarsi attoniti e poi sentirlo ridere come un bambino, con i capelli zuppi perche`i nostri ombrelli sono talmente rotti che insieme non ne fanno uno buono e quasi alla fine del rettilineo dopo mille parole d`amore violento e armonioso lui butta a terra l`ombrello, allarga le braccia come a farsi benedire dalla pioggia e figo come l`ha fatto madre natura, dopo aver afferrato al volo un paio di miei baci cretino come l`ha fatto l`amore, si incammina per la strada illuminata dalla pioggia voltandosi ancora a guardarmi. Il mio baka Clint Eastwood personale.

Non avendo dunque cronache da nipponiare condivido con voi qualche sensazione. Sentirsi dire in un soffio "ti amo" in risposta al tuo "ti amo" (rigorosamente in italiano entrambi) con tanta naturalezza e non trovarlo assolutamente giapponese fa venire nettamente i brividi. Anche se "ti amo mio" non lo batte nessuno. "Mio", ed io "amore mio" e lui che lo ripete in quel modo tenerissimo e le sue lacrime di gioia e quelle di terrore e soprattutto quelle di terrore della gioia e conversazioni apocalittiche del tipo "ma si`ora mi faccio pure io facebook" e io "bravo cosi`poi mettiamo che siamo fidanzati e nessuno ti tocca" e lui che inizia a dire "Ronaldo, mi dispiace, ma non si puo`. No, Totti, no, non la toccare. Rocky, mi sei simpatico, ma e`mia". Abbiamo lo stesso tipo d`anima, lo stesso senso dell`umorismo, le stesse emozioni violente, lo stesso autolesionismo punitivo, la stessa purezza ingenua di quelli furbi e svelti come noi. Tutto cio`che so e`che sono stata benedetta.

In tutto cio`, qui albeggia ed io fra tre ore e mezza mi alzo per andare ad un workshop all`Istituto Italiano di Cultura. Bei momenti. Vita vera, piena! Sto bene, finalmente. Anche piena di lividi.

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