giovedì 5 luglio 2012

Le pericolosissime cronache di Nipponia

- "Le cronache di Nipponia" -
     settantatreesimo giorno
      (venerdì 22 giugno)

In vita mia ho litigato con tutti i tipi di persone e cazziato parecchi adulti, ma la scena di me che rimprovero la polizia e poi arrabbiata li costringo a riaccompagnarmi a casa anche alle 2 di notte merita un’immediata cronaca di Nipponia.

Scena. Una coppia felice in un parco si promette amore fedele, si sussurra parole di pura gioia e si abbraccia paziente pronta ad affrontare le avversità del futuro. Sovrastati dalla gioia di cui sopra fanno una serie di cose stupide, tipo andare a fare pipì per poi corrersi incontro, abbracciarsi e dirsi “bentornato/a” e raccogliere una bicicletta scassata da terra e iniziare a portarsela dietro. Dopo 2 metri dall’uscita del parco lui ha la brillante idea di girarsi a guardarla (non si fa, Orfeo, è dame) e le dice spontaneo “ma perché oggi il tuo viso è così bello? È il solito viso, perché sei così bella?” e ad Euridice viene quasi un infarto e si blocca in mezzo alla strada piegandosi sulle gambe e iniziano a ridere e a quel punto i malvagi poliziotti si approssimano. Lei vede la polizia e si scosta ma loro la guardano e lei li guarda e loro la guardano e lei li guarda e loro la guardano e lei li guarda. E loro si fermano. E iniziano. E che state facendo e dove andate e di chi è questa bicicletta, prendono il numero della bici e il giovane fa l’errore di dire “è mia”. La poliziotta torna in macchina, quindi il bravo ragazzo dopo aver komattato per bene le bussa e le dice “la verità è che l’abbiamo raccolta” e iniziano a chiedere nome, cognome, dati e dove l’avete presa e perché e non si tocca la roba degli altri e “venite alla polizia”. Il ragazzo inizia a morire dentro per la vergogna e supplica di poter andare solo lui, la ragazza è quasi eccitata all’idea. La scena è questa. Lui, questo terribile criminale nipponico, testa bassa, umiliatissimo, chiede perdono alla fanciulla che è invece pronta alla lotta già nettamente innervosita dalla situazione. Il punto è questo: non avendo fatto nulla di illegale in realtà in Giappone la polizia ti deve fare “la ramanzina”. Lui lo iniziano a trattare come spazzatura, lei è italiana. La portano in macchina con la poliziotta e inizia un discorso donna a donna. Lei ci tiene a spiegarmi che in Giappone toccare la cosa di un altro è vietato, tanto carina, ma io le ho iniziato a snocciolare la mia analisi socio-comportamentale sull’attitudine nipponica e i problemi di comunicazione e la grande tensione che spinge molti giapponesi a suicidarsi e dopo averla rimproverata per l’eccessiva severità e per la bruta attitudine del suo collega anziano mi sono sentita dire quanto sia brava se sono riuscita non solo a farmi capire, ma anche a trasmetterle i miei veri sentimenti e l’amore che provo per lui. Quel “gomennasai” me lo sono goduto come pochi.

E poi lei inizia a spiegare il mio discorso maturo ad un altro collega (gentile, devo dire) e lui pensieroso annuisce anche quando gli dico “mi dispiace, ma avete proprio sbagliato. Per colpa vostra ora quel ragazzo sta male, vi siete comportati proprio male”. E alla fine arriva questo stupido borioso che apre la portiera e inizia a dire “ci saranno pure diversi modi di pensare, tra l’Italia e il Giappone, ma qui siamo in Giappone e si fa così”, però poi al mio “questo perché sei una persona leggera e hai un modo di pensare superficiale. Se fossi una persona profonda capiresti qualcosa in più”, non sapendo cosa rispondere, col muso annuisce e richiude la portiera. Poi ancora chiacchierate gentili con il collega che capisce perfettamente e si fa più di qualche risata e sembra visibilmente dispiaciuto e infine il clue, quando mi iniziano a dire che io devo tornare prima di lui con una macchina diversa e inizio a dire che se lo possono scordare si appropinqua il primo scorbutico che alza la voce e per poco non mi mangio vivo. Il colpo di grazia quando si para davanti a me per fare il bullo e io mi faccio ancora più vicina e lo fisso negli occhi facendogli abbassare lo sguardo mentre il gentile collega chiude gli occhi davanti all’arroganza del vecchio.

Purtroppo quel buon uomo della mia metà alla fine è venuto fuori a dirmi che andava tutto bene, che loro lo avrebbero accompagnato a casa e io dovevo subito andare a letto e stare tranquilla. Siccome me l’ha chiesto lui mi sono calmata, gli ho augurato la buonanotte, abbiamo riso davanti a quelle pecore e hanno iniziato a dire che dovevo andare a piedi perché la macchina era solo una e c’era stato un altro problema. A quel punto sono scoppiata. Io che dico ad un poliziotto giapponese “adesso fai il tuo dovere fino alla fine e mi riporti a casa” è da guinness dell’assurdo. Sono tanto fiera di me.

Io capisco che i giapponesi vengano lobotomizzati da subito, capisco che crescano con l’idea “se questo si fa e questo non si fa così è e bona lè”, ma ad un certo punto ci sarà qualcosa che distingue l’essere umano da una bertuccia. Le bertucce sono molto più libere direi. Pensate, comunicate, capite, ma di che diavolo state blaterando? Capisco che questo sia il Giappone, ma siamo sempre nel mondo! Si chiama “umanità”. Forse è per questa poca giapponesità che paradossalmente amo alla follia il mio uomo. È uno stupendo libero problematico giapponese.

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